Il 17 ottobre, “Radio3 – La Lingua Batte“, in collaborazione con il Miur e il sostegno di Accademia della Crusca e Asli (Associazione per la Storia della Lingua Italiana), dopo il successo della scorsa edizione ha organizzato la seconda Giornata proGrammatica, un’ideale maratona tra la radio e le scuole d’Italia per promuovere e valorizzare la nostra lingua in tutti i suoi aspetti. Il tema scelto quest’anno è la punteggiatura.
In occasione dell’evento sono stati diffusi sui social interessanti e ironiche infografiche per ricordare l’importanza del corretto uso della punteggiatura, che era il tema portante di questa edizione.
L’occasione mi ha dato spunto per scrivere un post che avevo in mente da tempo e che potesse essere un piccolo promemoria per chi opera on line (in particolar modo sui social media) professionalmente e non.
Chiunque frequenti i social media sa che spesso e volentieri gli interventi degli utenti, anche utenti business, sono spesso costellati di errori grammaticali, punteggiatura errata, cattive abitudini ortografiche.
Questa noncuranza ha riscontri negativi molto importanti:
- crea problemi gravi di trasmissione del significato: spesso un testo scritto in modo non corretto è difficile da comprendere
- abitua le persone a non curare la lingua, dimenticandosi che parlare (e a maggior ragione scrivere) in modo corretto è il modo migliore per farsi capire e dare una buona immagine di sé
- contribuisce a fornire a chi legge un’immagine negativa dell’autore, particolar modo se si tratta di una presenza aziendale, istituzionale o professionale.
Questo mio pezzo, ovviamente, non può essere esaustivo di tutti i problemi e gli errori che si incontrano in rete, per i quali ci andrebbe un trattato, ma vuole sottolineare gli errori che ricorrono più spesso e che “suonano” e hanno un impatto “visivo” veramente deleterio.
L’utilizzo dei punti di sospensione
Costano niente e quindi se ne fa un uso spropositato. Probabilmente per dare l’impressione del linguaggio parlato, chi scrive sul web tende ad usare quantità industriali di punti di sospensione, sovente messi a caso: si tratta del primo segnale che grida “testo scritto in modo non professionale” ed è comunque molto brutto.
I puntini di sospensione vanno utilizzati al massimo una volta in una frase (due se vogliamo esagerare). Si scrivono solo a 3 per volta (…) e non a decine (…….. è sbagliato!).
La stessa cosa vale per i punti esclamativi: se proprio vuoi enfatizzare una frase mettine e (!!!) ma non trenta.
Dopo i punti di sospensione, i punti esclamativi, punti interrogativi e i punti fermi bisogna inserire la lettera maiuscola.
L’utilizzo delle MAIUSCOLE
Si dice ormai da decenni, vale per la posta elettronica, per le chat, per i social. Scrivere in lettere maiuscole nel linguaggio scritto della rete corrisponde a GRIDARE! Bisognerebbe quindi evitare di scrivere frasi tutte in maiuscolo, sempre. Il tono percepito è negativo, oltre ad essere più difficile da leggere.
L’ortografia delle parole
Sembra una banalità, ma spesso e volentieri si scrive rapidamente e si scrive in modo non corretto. Cerca di non farlo. Una parola scritta in modo errato, anche quando si tratta di un semplice refuso, è brutta da vedere, brutta da leggere e conferisce un’immagine di trascuratezza. Spesso i post sono di poche righe, ci vuole molto poco a rileggere. E se qualcosa scappa si può correggere o modificare.
La nuova generazione degli errori ortografici è quella causata dai correttori automatici dei telefonici. Chi scrive con uno smartphone sa di cosa parlo. Nella fretta può accadere… se te ne accorgi torna a correggere o scusati con chi legge.
Indica l’autore delle citazioni
Sappiamo che pubblicare citazioni è un’abitudine utilizzata e gradevole della rete. Buona educazione e buona norma dice di indicare sempre l’autore o la fonte di ciò che si cita e possibilmente scrivere la citazione tra virgolette.
Utilizzo di termini dialettali o gergali
Ogni regione ha sue abitudini linguistiche che spesso si traducono in cattive abitudini anche nel linguaggio scritto. Mentre può essere simpatico (se fatto a proposito) citare una frase o una parola in dialetto, magari virgolettata e fornendo la traduzione, è assolutamente negativo ripercorrere per iscritto gli errori comuni della lingua parlata.
Esempi tipici sono l’utilizzo del verbo stare al posto del verbo essere oppure l’utilizzo errato di “te” quando ci vorrebbe “tu”. Ho visto cose di questo genere scritte anche all’interno di e-mail aziendali ufficiali e ti assicuro che lasciano una buona impressione.
Il flusso di coscienza: scrivere senza punteggiatura
Un’abitudine diffusa è quella di scrivere parole in sequenza senza punteggiatura, come una specie di flusso di coscienza. Il risultato è un’accozzaglia incomprensibile che crea anche un certo urto. Lascia perdere. Se vuoi usare uno stile incalzante fallo, ma non a discapito del significato.
Apostrofi: questi sconosciuti
“Un” davanti a parola maschile non vuole l’apostrofo, davanti a femminile sì. “Qual è” si scrive così, senza apostrofo.
Devo aggiungere altro?
Parole straniere
Se usi parole straniere fallo a proposito e fallo in modo corretto. Non c’è niente di più desolante che vedere un manager o un imprenditore che scrive “bussines” anziché “business” oppure “brend” al posto di “brand”… e gli esempi sarebbero a decine. Controllare l’ortografia del termine è un attimo sul internet. Se non sei sicuro e non puoi verificare, lascia perdere.
In conclusione
Una frase ben scritta, in buon italiano è più bella, più comprensibile e darà un’immagine di te migliore. Gli sbrodolamenti di punti di sospensione e punti esclamativi, gli errori gratuiti e sistematici, parleranno di te (male) come una forma di comunicazione non verbale scritta. Pensaci al tuo prossimo post su Facebook, un secondo di pensiero in più può cambiare completamente la tua immagine online e la tua efficacia comunicativa.
Se ti va utilizza i commenti per dirmi la tua o per segnalare altri errori frequenti che disturbano e che andrebbero evitati. 🙂
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