Facciamo che non siamo “speciali”.
Facciamo che non siamo “angeli” o “creature meravigliose”.
Facciamo che quando dovete darci un parere professionale “non siamo belle e brave” ma magari “brave e intelligenti”.
Facciamo che quando assumiamo un titolo professionale, non dobbiamo sottolineare che siamo donne e madri, o – peggio – che siamo donne ma non siamo madri.
Facciamo che non ci sia bisogno di dirci quanto siamo *speciali* come donne a prescindere, perché ci si sente in colpa di quanto siamo *diverse* in quanto donne a prescindere.
(Diverse dalla normalità che è maschile ed eterosessuale.)
Facciamo che se siamo toste nel nostro lavoro “non abbiamo le palle” ma che magari lo facciamo bene con lo stile e la sensibilità e il carattere femminili, che possono essere un altro modo, egualmente valido (o migliore o peggiore a seconda dei casi) per raggiungere il risultato.
Facciamo che la capacità di gestire mille cose insieme non ce l’abbiamo scritta nel dna, ma ce la siamo costruite per sopravvivere in una società in cui per essere donne, libere, emancipate (e magari anche madri), bisogna saper fare per quattro, meglio di quattro uomini e sentendosi comunque sempre in difetto (o in eccesso) di qualcosa.
Facciamo che non chiediamo più gli alimenti agli ex-mariti perché non abbiamo bisogno di un uomo che ci mantenga, ma che pretendiamo che i padri facciano i padri, ovvero concorrano equamente nel mantenere, educare, curare e proteggere i propri figli, facendoli crescere nel buon esempio.
Facciamo che se mi fai incazzare e te lo dico non è perché ho il ciclo o ho bisogno di farmi s***are, ma che provi ad ascoltare nel merito di cosa ti sto dicendo perché forse ho ragione.
Facciamo che le figlie femmine possano gestire direttamente le aziende di famiglia, se lo vogliono e se ne sono capaci, anche senza sposarsi “un bravo ragazzo che prenda in mano l’azienda di papà”.
Ecco. Facciamo un po’ di cose così. E allora possiamo anche iniziare a festeggiare.
Ma si, dai, facciamo che se sono “speciale” è per quello che sono specificatamente io come persona, e non soltanto perché sono donna. Che chiamarci dee, troppo spesso serve solo a metterci immobili su un altare, da cui non possiamo ne’ decidere, ne’ scappare.
#buon8marzo a tutte le donne e #buon8marzo a tutti gli uomini che ogni giorno si comportano, amano e vivono in modo da rendere questa giornata sempre meno necessaria.