Mi occupo di marketing digitale e social media professionalmente ma, in primo luogo, sono una utilizzatrice seriale di tutti i sistemi di relazione comunicazione digitale da tempi non sospetti, quando – era ancora il secolo scorso – utilizzavo ICQ (un sistema di messaggistica on line in tempo reale) per coordinare la redazione delle riviste di videogiochi che dirigevo, composta da un team sparso sul territorio e senza una vera sede “fisica” (a parte il mio salotto che utilizzavamo per le riunioni).
Da allora molta acqua è passata sotto i ponti e i social network, Facebook in primis, hanno fortemente modificato il nostro modo di intendere la relazione on line.
In generale noi siamo collegati costantemente a un flusso di informazioni (bacheca) che ci propone gli aggiornamenti della nostra rete, ci relazioniamo direttamente con il nostro contesto digitale a due livelli: tramite i commenti e le conversazioni pubbliche, che avvengono in relazione a un post, e tramite la messaggistica privata uno a uno.
Da entusiasta del digitale, esperta ed utilizzatrice della prima ora, mi trovo da sempre a discutere più che quotidianamente con scettici e scarsi utilizzatori che a ogni cambio di generazione del Network si inalberano a sottolineare quanto siano sciocchi questi sistemi, quanto abbiano dato voce agli “imbecilli” e quanto tutto questo contribuisca ad avvilire la nostra cultura e il nostro mondo.
Questa mattina leggevo un post fatto proprio da Facebook, in cui si spiegano alcuni cambiamenti fatti all’algoritmo che genera il news feed (ovvero il flusso di post che vediamo pubblicate nella nostra bacheca): leggerlo ci fa comprendere quale sia la logica. “Il nostro successo è costruito sul dare alle persone le storie che interessano loro maggiormente. Se potessi prestare attenzione a migliaia di storie ogni giorno e dovessi scegliere le 10 più interessanti per te, quali sarebbero? La risposta dovrebbe essere nel tuo news feed. Una risposta soggettiva, personale e unica che definisce lo spirito di ciò che speriamo di costruire“.
Our success is built on getting people the stories that matter to them most. If you could look through thousands of stories every day and choose the 10 that were most important to you, which would they be? The answer should be your News Feed. It is subjective, personal, and unique — and defines the spirit of what we hope to achieve.
L’obiettivo di Facebook è far sì che ciò che si presenta sulla nostra bacheca ci interessi e ci coinvolga, in modo da renderci sempre più legati al network e rendere per gli investitori che pagano per farsi pubblicità sempre più interessante la piattaforma.
Ciò che noi vediamo su Facebook dipende da chi fa parte della nostra rete e su quali contenuti ci coinvolgono maggiormente.
Ne consegue che se i contenuti che ci vengono proposti sono a nostro parere “stupidi” o “inutili”, vuol dire che abbiamo una rete composta da persone che pubblicano questo genere di messaggi e che potenzialmente siamo orientati a interagire con queste storie. E’ matematico.
Io lotto ogni giorno per convincere le persone ad essere attente nel pubblicare e nel raccontare, per convincere le persone che è importante valorizzare le fonti, comunicare in modo qualitativo. Questo permette di migliorare il mondo della rete e, quindi, il mondo in cui viviamo.
Ma, fatto salvo questo criterio di consapevolezza o responsabilità, la mia risposta a coloro che criticano questi meccanismi è: tu costruisci il tuo mondo virtuale, le persone che frequenti, gli interessi che nel segreto dei tuoi click trasmetti a un algoritmo dopo tutto imparziale, a cui interessa solo gratificare i tuoi gusti.
Io sono attivamente sui social dal 2007 e sono molto orgogliosa della mia rete. Mi ha consentito di classificare meglio le mie conoscenze, di imparare ogni giorno cose nuove e di raggiungere, conoscere e frequentare persone che mi piacciono davvero indipendentemente dalla mia collocazione geografica.
A coloro che hanno un’esperienza contraria suggerisco di fare un’analisi e farsi delle domande: forse i propri amici non sono quelli giusti o non sono come pensavamo fossero ed è ora di migliorare. Forse sono loro stessi che alimentano contenuti di scarsa qualità (ad esempio, i post ironici e divertenti, che hanno sempre un maggior engagement dei post informativi) con le loro interazioni.
Una cosa non può essere negata: i social corrono dietro a ciò che piace alle persone. La bacheca di ognuno rispecchia questo: guardiamoci dentro, insomma, prima di dare la colpa a Zuckerberg.
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