Molto presto, una mattina di questa settimana ho scritto un articolo dal titolo “Tre insegnamenti di coaching (più uno) di Kung Fu Panda 3” ispirata dal film che avevo visto il giorno prima con mio figlio. L’articolo ha avuto, con mia grande gioia, un discreto seguito e, tra i vari commenti, uno mi chiedeva di dare delucidazioni sulle differenze tra coach, formatore, consulente e altre figure apparentemente simili che attualmente popolano il panorama delle professioni d’aiuto e consulenziali. Credo che l’autore del commento (che di professione fa per l’appunto il coach e il formatore) volesse più mettere alla prova la mia competenza che avere una risposta, in ogni caso mi ha dato lo spunto per questo nuovo pezzo in cui illustrare sinteticamente di cosa stiamo parlando.
Il Coach
Il coach è un “allenatore”, una persona che ti aiuta a esprimere al meglio le tue potenzialità per permetterti di raggiungere degli obiettivi in uno specifico ambito.
Il Formatore
Il formatore è una persona che “insegna” o “forma” trasmettendo competenze specifiche su un determinato tema.
Il Consulente
Il consulente è qualcuno che ti affianca e per l’appunto ti consiglia nell’attuazione di attività o strategie in una specifica materia.
Il Counsellor
Il counsellor dovrebbe essere uno psicologo che in un rapporto di tipo terapeutico aiuta il paziente a “prendere decisioni riguardo a scelte di carattere personale o a problemi o difficoltà speciali che lo riguardano direttamente” (questa definizione è di Burnett).
Il Mentor
Il mentor è colui che opera secondo una metodologia formativa chiamata mentoring che mette al centro la relazione tra un soggetto con più esperienza e uno con meno esperienza. Nel rapporto di mentoring l’obiettivo è quello di fornire alla figura junior competenza, sicurezza e autostima in un determinato contesto formativo o sociale.
Credo che a seconda delle competenze e degli ambiti di attività, in alcuni casi lo stesso professionista possa operare sia come coach che come formatore o come consulente, utilizzando la propria esperienza con approcci differenti. La differenza tra i vari ruoli consiste, in buona parte, non in competenze di merito ma nella conoscenza di specifiche strategie relazionali o di azioni. Può quindi essere assolutamente plausibile (anzi spesso viene molto naturale padroneggiando la tecnica) che la stessa persona possa decidere di trasmettere le proprie competenze o fornire il proprio supporto con un approccio piuttosto che un’altro.
Provo a fare un esempio basato sulla mia esperienza personale.
Io opero come COACH quando aiuto professionisti che non hanno bisogno di acquisire nuove competenze verticali a focalizzarsi sui propri valori aggiunti e definire più chiaramente i propri obiettivi per tradurli in una strategia di personal branding.
Sono FORMATRICE quando insegno a queste (o altre) persone a cosa serve il personal branding o il retail marketing e quali sono e come funzionano gli strumenti che servono per costruirli in modo efficace.
Sono CONSULENTE quando mi siedo alla scrivani con un imprenditore e analizzando i suoi obiettivi e le sue opportunità costruisco per la sua impresa un piano di comunicazione efficace.
Potrei diventare MENTOR per un mio collaboratore, ad esempio, a cui voglio “insegnare” il mestiere durante un percorso di affiancamento.
Se avessimo fatto tutte le cose di cui siamo capaci, ci saremmo sorpresi di noi stessi. Thomas Edison
Credo che l’intento comune di queste professioni o approcci, a seconda di come li si vogliano vedere, sia quello di aiutare persone e organizzazioni ad affrontare il cambiamento, a stabilire percorsi di crescita e di miglioramento: come dice Edison andare verso la valorizzazione di tutte le potenzialità umane, che siano fisiche, che intellettuali, che emotive, orientate alla crescita e – speriamo – al bene e alla bellezza.
Leave a Review